Biodanza vs Bambole gonfiabili

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Biodanza vs Bambole gonfiabili

Nel 2013 il film “Her – Lei” di Spike Jonze ci fece conoscere Theodore, un piacente quarantenne di Los Angeles che, deluso dal suo divorzio e dalle donne, intraprendeva una più che soddisfacente relazione sentimentale (e sessuale) con Samantha, un sistema operativo dotato d’intelligenza artificiale. La storia è risultata talmente credibile da meritare un Oscar per la miglior sceneggiatura.

E’ di questi giorni, inoltre, una notizia che potrebbe sembrare il sequel del film Her, se non fosse che è un fatto reale: la commercializzazione di una bambola gonfiabile personalizzabile e soprattutto dotata di intelligenza artificiale, quindi capace di apprendere con l’esperienza i desideri e i gusti del “compagno” ed elaborare risposte e comportamenti in risposta ad essi, migliorando progressivamente nel suo unico obiettivo: rendere il più appagante possibile il rapporto amoroso, nella conversazione come nel sesso. Probabilmente uscirà presto anche la versione maschile – il bambolo, anche se, per fortuna, pare vi sia meno richiesta. L’onore delle donne è salvo: all’assurdità di un compagno di plastica, le donne preferirebbero infatti la solitudine o qualche surrogato del solo particolare anatomico (e questa mi pare una metafora niente male!).
La realtà supera la fantasia? Partiamo da un dato di fatto. Quando un’azienda investe tanto in ricerca per creare un prodotto, significa che è già stata assodata l’esistenza e la sussistenza di un mercato, in particolare in alcune regioni dove esistono dei problemi relazionali ormai strutturali, come il Giappone, funestato dalla piaga sociale della “sindrome del celibato”: sempre più giovani evitano ogni tipo di relazione che possa comportare un coinvolgimento emotivo o di responsabilità in genere.

Il mercato quindi c’è, e alcune regioni ne anticipano la tendenza a livello globale: così come è stato per lavatrici o personal computer, sarà così per le bambole gonfiabili intelligenti. Se è un dato di fatto, se ne possono allora analizzare le cause e, a seconda di cosa si voglia ottenere, cercare di incentivarle (se siete un produttore di bambole, fumetti erotici e vibratori) o rimuoverle.

Le cause credo siano più o meno note e pertanto ci limitiamo ad elencarne alcune in ordine sparso: la vita sempre più frenetica che non ci fa fermare il tempo necessario a mettere gli occhi negli occhi di un altro; la paura del giudizio, delle etichette della società; l’incapacità a vivere il momento, il qui e ora e invece cedere alla pressante tendenza a proiettarsi nel domani; la precarietà dell’economia; la diseducazione sentimentale; i canoni estetici di magrezza ed eterna giovinezza attraverso i quali leggiamo e giudichiamo i nostri anni che avanzano e le nostre rotondità, credendo che non ci siano nessuno capace di apprezzarci; le paure derivanti da esperienze negative, l’incapacità a relegarle nell’ambito dei ricordi e dell’esperienze. Tanto per citarne alcune.

Ma davvero l’umanità è destinata a diventare un enorme branco di lupi solitari (e quindi alla lunga a estinguersi) seguendo l’esempio del Giappone dove più del 40% dei single di meno di 34 anni sono vergini(1), e la popolazione tende a sposarsi tra amici perché non hanno più voglia di innamorarsi ? Probabilmente sì, ed è un enorme, imperdonabile spreco di umanità, di energie, di sentimenti.
Cosa potremmo fare per arginare tale tendenza? Le soluzioni sono tante, e sono certo che sessuologi, antropologi, futurologi, medici, psicologi e tuttologi di ogni angolo del mondo hanno pronte mille valide proposte. Il mio suggerimento, o almeno il migliore che mi venga in testa in questo momento è: fare copiose iniezioni di biodanza, istituzionalizzare la biodanza, in Giappone e in ogni società iperurbanizzata e ipertecnologizzata del globo, in ogni luogo in cui l’umano di sta perdendo (non a caso il Giappone l’umano è schiacciato tra tradizione e tecnologia) e in cui l’essere umano sta diventando un automa, allo stesso tempo prolungamento e servo di quella tecnologia creata, in origine, per facilitarne la vita.

La biodanza è infatti un sistema di integrazione umana che addestra a riprendere contatto con il proprio corpo e con quello degli altri, con il proprio soffio vitale e con quello degli altri; ci addestra a guardarci negli occhi e a riconoscerci come essere umano tra esseri umani, abbagliati da quella luce divina che nessuna bambola gonfiabile potrà mai avere; ci addestra a sentire sensazioni sopite, a esercitare tutti i sensi, a ritornare vitali, creativi, a sentirci sessualmente attivi, a esprimere la nostra affettività e a trovare la nostra trascendenza. La biodanza ci aiuta a ritrovare la nostra essenza perduta d’individui, fatta di istinti, passioni, potenzialità infinite, accettando le nostre debolezze e riscoprendo la nostra forza; e a integrare questa nostra ritrovata identità con tante altre identità. E ci invita a provare tutto ciò nel mondo esterno, nella realtà vera, quella di tutti i giorni, quella degli esseri umani, tanto più belli e più imperfetti rispetto ad una bambola gonfiabile.

Se in questo momento vi sentite sull’orlo di acquistare una bambola gonfiabile o un altro surrogato di vita (droghe varie, un maxischermo, un gatto,..) venite a provare la biodanza: ve ne innamorerete e, soprattutto, tornerete a innamorarvi di voi stessi e del genere umano.

Alberto Corbino

(1) E’ quanto afferma una indagine demografica del governo, preoccupato dalla denatalità e dall’invecchiamento della popolazione nipponica (2016). Fonte sul Giappone dal www: huffingtonpost.it, panorama.it, bergamopost.it, tiscali.it.

By | 2018-02-19T17:09:45+00:00 dicembre 15th, 2017|Blog|Commenti disabilitati su Biodanza vs Bambole gonfiabili

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