Biodanza: Vietato Morire

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Biodanza: Vietato Morire

Prendo spunto da un tristissimo fatto di cronaca di questi giorni per scrivere la mia prima riflessione pubblica su biodanza.

Da quando biodanza fa parte della mia vita, circa sei anni, mi sono sorpreso più volte a chiedermi (e a lamentarmi) del perché io non l’abbia incontrata prima. La risposta, tutti dicono, è che le cose accadono quando devono accadere; ma questa spiegazione, lo ammetto, non riesce a convincere una parte di me.

Quale parte? Il bambino poi adolescente che è dentro di me, che ha attraversato la vita (tutto sommato facile) senza un filo conduttore, nonostante “tuttolamorecheho” di una famiglia e 13 anni di scuola cattolica. Senza nessun suggerimento sull’unicità dell’essere umano e della grazia e del divino che risiede in ognuno di noi, e che prescinde, trascende quello che il fisico amorfo esprime, le aspettative del cognome, gli occhi del mondo sempre pronti a condannare errori o distonie con tutto ciò che non si conforma alla agonizzante normalità che ci circonda.

Siamo figli di una cultura che ha come simbolo l’effige di un uomo nel momento della sua morte violenta, e che quel momento tende a esaltare: la morte come via di salvezza. Una cultura che dimentica o occulta la vita gioiosa di questo ragazzo, di questo uomo diverso, di questa saggia, allegra voce fuori dal coro che ha vissuto fino in fondo la sua irrinunciabile identitaria diversità, senza mai tradirla, senza mai scendere a compromessi con re e farisei, con sé stesso.

Il Vangelo ci racconta un Gesù che danza, che accarezza il volto di Maddalena, che accoglie i bambini, che abbraccia i lebbrosi, che medita nel deserto, e noi  lo rappresentiamo, nelle aule, nei tribunali, nelle camere da letto solo come un corpo morto, perennemente inchiodato a una croce.

Sono rimasto molto colpito dalle coraggiose parole che la mamma (che ringrazio) dell’adolescente morto suicida a Lavagna ha pronunciato durante il funerale del figlio, all’indirizzo dei suoi amici e compagni di classe: “… In ognuno di voi sono presenti talenti che vi rendono unici e irripetibili e avete il dovere di farli emergere e sviluppare. … Diventate i protagonisti della vostra vita e cercate la straordinarietà. Straordinario è mettere giù il cellulare e parlarvi occhi negli occhi… Straordinario è chiedere aiuto quando proprio vi sembra che non vi sia via di uscita”. 

Essere protagonisti della propria vita, chiudere il cellulare – cioè fare silenzio, togliere le intermediazioni  e le distorsioni della vita degli altri – e guardarsi negli occhi, chiedere aiuto…  cos’è la biodanza se non questo?

Quanto spreco di vita, e non solo inteso come una morte assurda come quella di Gio, sedicenne di Lavagna, ma tutti quei giorni, mesi, anni sprecati a cercare di collocare la propria vita nel mondo degli altri, quando invece di vita ne abbiamo una sola, mentre di mondi ce ne sono infiniti, perché il mondo ce lo possiamo creare noi a nostra immagine e somiglianza. 

Il giorno dopo, sulle pagine di Repubblica, Giulia 15 anni, scrive in una lettera ala redazione: “vorrei smettere di avere paura del giudizio degli altri”. Ermal Meta, dal palco dell’ultimo festival di San Remo, aveva già risposto in musica a Gio e Giulia: “Figlio mio… ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire”.

No, non è mai troppo presto per incontrare la musica, la poesia, la biodanza.

(Alberto Corbino, allievo della scuola di formazione di biodanza di Napoli, Sistema Rolando Toro)

i blog di Alberto Corbino:

http://ventanillas.wordpress.com/
http://labuonaeconomia.wordpress.com

By | 2018-02-19T17:09:45+00:00 febbraio 20th, 2017|Blog|Commenti disabilitati su Biodanza: Vietato Morire

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