In questo scritto, con linguaggio poetico e filosofico al tempo stesso, Rolando Toro scrive dell’amore. L’amore per l’altro, quale presupposto necessario per amare se stessi, l’innocenza dell’amore indifferenziato, l’estasi dell’amore epifanico.
L’Amore
Normalmente sentiamo che siamo padroni di noi stessi, però la vita si impadronisce di noi quando amiamo e la nostra intera esistenza si trasforma nell’impulso di esistere insieme all’altro e per l’altro.
Imparare ad amare senza timore, è l’apprendimento massimo.
[pullquote2 align=”right” variation=”blue”]E’ necessario dare amore nella sua dimensione infinita e non in quella minimalista delle relazioni.[/pullquote2]Lo spazio dell’amore è con l’altro. Non c’è da difendere “il proprio spazio”. E’ necessario prima amare l’altro, questo ha come conseguenza l’amare sé stessi.
L’amore non è un gioco, è una forma di integrazione con l’infinito.
Esiste l’amore epifanico, nel quale si uniscono il sacro dell’uno con il sacro dell’altro. L’amore epifanico è l’essenza dell’umanità, un’estetica antropologica.
L’amore indifferenziato è la tenerezza, condizione essenziale della convivenza.
La vita ci propone l’amore ogni giorno.
Questo amore rappresenta l’attrattore del caos esistenziale. Ci connette con il rischio e la desolazione.
Abbiamo spesso paura della manifestazione di questa forza cosmica nella nostra vita, ma si tratta dell’apice della grandezza e della felicità assoluta.
Rolando Toro Araneda
(traduzione di Giorgio Bonoli)